Nuova Riveduta:

Giobbe 7:4

Non appena mi corico, dico: "Quando mi alzerò?"
Ma la notte si prolunga,
e mi sazio di agitazioni fino all'alba.

C.E.I.:

Giobbe 7:4

Se mi corico dico: «Quando mi alzerò?».
Si allungano le ombre e sono stanco di rigirarmi fino all'alba.

Nuova Diodati:

Giobbe 7:4

Appena mi corico, dico: "Quando mi alzerò?". Ma la notte si prolunga e sono continuamente agitato fino all'alba.

Riveduta 2020:

Giobbe 7:4

Appena mi corico, dico: 'Quando mi alzerò?'. Ma la notte si prolunga, e mi sazio di agitazioni fino all'alba.

La Parola è Vita:

Giobbe 7:4

Non ci sono versetti che hanno questo riferimento.

La Parola è Vita
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Riveduta:

Giobbe 7:4

Non appena mi corico, dico: 'Quando mi leverò?' Ma la notte si prolunga, e mi sazio d'agitazioni infino all'alba.

Ricciotti:

Giobbe 7:4

Quando io mi corico esclamo: - Quando m'alzerò? -poi di nuovo aspetto la sera, e son pieno di spasimi fino alla tenebra.

Tintori:

Giobbe 7:4

Se mi metto a dormire, dico: Quando mi leverò? E poi di nuovo dovrò aspettare la sera, pieno d'affanni fino alla notte.

Martini:

Giobbe 7:4

Se mi metto a dormire io dico: Quando mi leverò? E dipoi bramerò che venga la sera, e sarò pieno di affanni sino al far della notte.

Diodati:

Giobbe 7:4

Se mi son posto a giacere, dico: Quando mi leverò? Quando sarà passata la notte? E mi stanco di dimenarmi fino all'alba.

Commentario abbreviato:

Giobbe 7:4

Capitolo 7

I problemi di Giobbe Giob 7:1-6

Giobbe dialoga con Dio Giob 7:7-16

Implora il rilascio Giob 7:17-21

Versetti 1-6

Giobbe giustifica qui ciò che non poteva giustificare, il suo desiderio di morte. Osservate il luogo attuale dell'uomo: è sulla terra. È ancora sulla terra, non all'inferno. Non c'è forse un tempo stabilito per la sua permanenza qui? Sì, certo, e lo stabilisce Colui che ci ha creati e ci ha mandati qui. Durante questo tempo, la vita dell'uomo è una guerra, e come i lavoratori a giornata, che hanno il lavoro del giorno da fare nel suo giorno, e devono fare il loro conto alla sera. Giobbe aveva ragione, secondo lui, di desiderare la morte, così come un povero servo, stanco del suo lavoro, ha ragione di desiderare l'ombra della sera, quando andrà a riposare. Il sonno dell'uomo che lavora è dolce; né nessun ricco può trarre tanta soddisfazione dalle sue ricchezze quanta ne trae il bracciante dal suo salario giornaliero. Il paragone è chiaro; ascoltate il suo lamento: i suoi giorni erano inutili, e lo erano stati a lungo; ma quando non siamo in grado di lavorare per Dio, se stiamo seduti tranquillamente per Lui, saremo accettati. Le sue notti erano inquiete. Qualunque cosa sia dolorosa, è bene che venga stabilita per noi e che sia destinata a un fine santo. Quando abbiamo notti confortevoli, dobbiamo vedere che anche quelle ci sono state assegnate, ed esserne grati. Il suo corpo era rumoroso. Vedete che corpi vili abbiamo. La sua vita si affrettava. Mentre viviamo, ogni giorno, come la navetta, lascia un filo dietro di sé: molti tessono la tela del ragno, che fallirà, Giob 8:14. Ma se, mentre viviamo, viviamo per il Signore, in opere di fede e fatiche d'amore, ne avremo il beneficio, perché ognuno raccoglierà quanto ha seminato, e indosserà quanto ha tessuto.

Riferimenti incrociati:

Giobbe 7:4

Giob 7:13,14; 17:12; 30:17; De 28:67; Sal 6:6; 77:4; 130:6
Sal 109:23; Is 54:11

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